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L'oncologo: «Interrogheremo i licheni per sapere come stiamo»

Si è trasferito da Milano per respirare aria buona. E oggi si trova nel mezzo di un comitato ambientale che dà la caccia a ciò che può far male all'uomo. Anche perché di tumori se ne intende Michele Reni (al centro nella foto), giovane oncologo che di giorno lavora al San Raffaele di Milano e di sera prende il treno per tornare nella “sua” Cittiglio. Reni è uno dei componenti del Comitato Ambiente Verbano che da qualche settimana si è costituito in paese e di cui fanno parte giuristi ambientali, come il presidente Leonardo Salvemini ed economisti con la passione per la musica, come Paolo Paliaga (a destra nella foto). Nel corso della serata di ieri tanti dei componenti del Comitato sono rimasti in disparte, ma a microfoni spenti si sono fermati a parlare col pubblico.

Proprio come il dottor Michele che, carte alla mano, ha parlato del problema legato alle emissioni e ai danni sull'uomo. «La provincia di Varese ha un alto tasso di tumori – spiega l'oncologo - ma dire che i tumori "ci sono" è un dato parziale. Spesso arrivano pazienti a cui dobbiamo dire che sono malati. La loro prima domanda è: 'da cosa è causato il mio male?'. A questo quesito spesso non sappiamo dare una risposta: non sappiamo cioè, nella maggior parte dei casi, quale sia la fonte dell'emissione nociva». L'obiettivo del Comitato, spiega il collega Paolo Paliaga, sarà accertarsi di cosa sta accedendo sul territorio. «Non siamo politici, anzi. Il movimento che abbiamo creato è piuttosto di natura tecnico-scientifico. Cercheremo di analizzare quello che avviene nell'ambiente e dare risposte ai cittadini. Il prossimo passo, per esempio, sarà quello di pubblicare i dati sullo stato dell'aria nel database del sito che stiamo mettendo in rete in questi giorni». Ma non c'è solo l'inceneritore e l'impianto di Caravate ad essere tra i sorvegliati speciali del Comitato. Nel corso del consiglio comunale lo stesso sindaco di Cittiglio Giuseppe Galliani ha più volte parlato di altre potenziali sorgenti di emissioni, più o meno grandi, senza calcolare il traffico da veicoli. Che fare allora? La parola torna al tecnico: «In Francia sono state eseguite analisi su ampia scala e con campioni demografici importanti che hanno dimostrato come sia possibile studiare l'incidenza di alcuni tumori rispetto ad alcune aree geografiche. Qui in Italia siamo ancora indietro, e su questo i dati sono scarsi e difficili da reperire. Esistono però alcuni indicatori sulle sostanze che vengono a depositarsi attorno ad impianti industriali e a fabbriche – spiega Reni - . Indagando sui “bio-indicatori”, si potrà verificare la presenza o meno di elementi che si depositano nel tempo in micro organismi animali, ma anche su specie come i muschi o i licheni. I licheni epifiti sono bioaccumulatori e bioindicatori: in base alla loro quantità e alla loro biodiversità si può valutare indirettamente la qualità dell'aria. Un ulteriore aspetto è quello del biomonitoraggio della fauna edafica (cioè degli invertebrati presenti nel suolo) che, sempre in base a numero e biodiversità (cioè quante razze diverse esistono, quali sono quelle dominanti eccetera) dà informazione sulla qualità del suolo». Ma chi dovrà fare queste analisi? L'Arpa ha già una sua attività specifica e di natura istituzionale da assolvere. Le ipotesi paventate sono l'affidamento di uno studio ad uno studio privato (costo circa 60 mila euro annui) e su cui si è parlato nel consiglio comunale aperto. Oppure - e la proposta è del vice sindaco di Cittiglio Fabrizio Anzani – è spuntata l'ipotesi di un coinvolgimento del CCR di Ispra, l'istituto che già opera monitoraggi sulle emissioni di pm10 (polveri fini) anche e soprattutto in Pianura padana i cui dati vengono periodicamente trasmessi alla Commissione europea. L'ipotesi è che il Comitato e le future amministrazioni del comprensorio possano lavorare su questo piano è stato auspicato da tutte le parti presenti alla serata di ieri, Colacem compresa: «Venite a trovarci anche senza preavviso, che verrete accompagnati a visitare l'impianto» è stato l'invito del direttore dello stabilimento di Caravate.